Uno dei temi più rilevanti che affronto nella mia attività professionale riguarda l'impatto del regime di comunione legale dei coniugi sugli acquisti effettuati in vita dal de cuius, con particolare riferimento ai beni che entrano nell'asse ereditario. Questo aspetto giuridico riveste una notevole importanza, poiché può influire direttamente sulla consistenza del patrimonio ereditario.

In origine, il codice civile prevedeva come regime patrimoniale ordinario la separazione dei beni, per cui ciascun coniuge era proprietario esclusivo dei beni acquistati individualmente. Tuttavia, con la riforma del diritto di famiglia del 1975 (L. 19 maggio 1975, n. 151), il regime ordinario è divenuto quello della comunione legale dei beni (art. 159 c.c.). Questo implica che, salvo diverse convenzioni stipulate ai sensi dell’art. 162 c.c., tutti i beni acquistati dai coniugi dopo il matrimonio, anche separatamente, rientrano nella comunione legale, salvo le eccezioni previste dall’art. 179 c.c.

La comunione legale non comporta la comunione universale di tutti i beni dei coniugi. La legge distingue chiaramente quali beni rientrano nella comunione e quali rimangono personali, ovvero di esclusiva proprietà di ciascun coniuge (artt. 177 e 179 c.c.).

Il regime della comunione legale è caratterizzato da norme specifiche sia per la gestione dei beni comuni (artt. 180 e ss. c.c.) sia per il regime di responsabilità patrimoniale (artt. 186-190 c.c.).

In ambito successorio, l’aspetto cruciale riguarda l’individuazione dei beni del de cuius per stabilire se essi rientrino integralmente o solo parzialmente nell’asse ereditario. Questa verifica è fondamentale per determinare correttamente la composizione del patrimonio ereditario e garantire una suddivisione equa tra gli eredi.

Questo tema richiede un'analisi approfondita e una conoscenza dettagliata del quadro normativo, al fine di fornire un supporto legale adeguato e tutelare al meglio gli interessi dei miei clienti.